XXVII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO . 4 ottobre

a cura di don Giuseppe

Prima lettura. Genesi 2,18-24

Il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose il nome a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò, gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: «questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta». Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne.

 

Il racconto del c. 2 del libro della Genesi presenta l’uomo, creato da Dio, nella solitudine dei primordi. Dio, che ha visto «buona» ogni cosa creata (cfr. Gen 1), vede che «non è bene che l’uomo sia solo» (v. 18). Gli animali, nella varietà delle loro specie, non sono in grado di colmare il vuoto esistenziale dell’uomo. Su di essi, egli esercita discernimento e autorità, determinandone le funzioni sulla terra; ma non sono ‘simili a lui’ (vv. 19s). la creazione della donna dalla parte dell’uomo ritenuta più nobile – il torace, sede del cuore – è presentata con elementi comuni ad altre mitologie medio – orientali. Il sonno che scende sull’uomo è straordinario (v. 21; cfr Gen 15,12) e prelude all’opera straordinaria che YHWH sta per compiere. Dio conduce all’uomo la donna creata (v. 22), come inizialmente gli aveva condotto gli animali (v. 19a), ma ben diverso è l’esito. L’uomo riconosce nella donna la creatura a lui uguale in dignità (v. 23). Ad essa lo lega un vincolo più forte rispetto a ogni altro, per stringere il quale anche i raporti con i genitori si trasformano (v. 24). L’uomo e la donna sono creati per essere una cosa sola. Il nome donna, che l’uomo dà alla creatura plasmata dalla sua costola, dice l’identità della natura tra i due e la diversità dei compiti. Così manifestano l’immagine e la somiglianza di Dio creatore (cfr Gen 1,26s).

Torna indietro