VI di PASQUA . anno B

a cura di don Giuseppe

Prima lettura. atti 10,25-26.34-35.44-48

Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: “Alzati: anch’io sono un uomo!”. Pietro prese la parola e disse: “In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto. Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: “Forse che si può proibire che siano battezzati con l’acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?”. E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.

 

Dio invita a guardare agli altri con i suoi stessi occhi: questa potrebbe essere la sintesi dell’importantissimo At 10. L’evento narrato è determinante non solo per la Chiesa delle origini, ma per la Chiesa di ogni tempo. In un certo senso, è un modello di quale deve essere l’apertura dei cristiani al disegno di Dio. L’episodio è generalemnete conosciuto con il titolo di “conversione di Cornelio”, ma potrebbe essere egualmente designato come “conversione di Pietro”. È lo Spirito stesso di Dio, infatti, che con triplice visione (cfr 10,9-16.28), spinge Pietro a uscire dalla sua concezione ristretta per aprirsi all’universalità della salvezza che il sacrificio redetore di Cristo ha acquistato per l’intera umanità e non per il solo Israele.

Dopo una oiniziale resistenza, Pietro con sincerità si rivolge al centurione Cornelio, che non è ebreo, dicendo: “Sto rendendomi conto che Dio non fa rpreferenze di persone” (v. 34). Dio grasdisce l’uomo che, al pari di Cornelio, lo teme e pratica la giustizia. Il “timor di Dio” si riferisce alla dirittura di coscienza per cui l’uomo si riconosce creatura dipendente da Qualcuno, sebbene non ancora rettamente conosciuto; mentre la “giustizia” indica un onesto comportamento sociale.

Si può quindi vedere in Cornelio il “tipo” di chi mette in pratica, pur inconsapevolmente, il duplice comandamento dell’amore – verso Dio e verso il prossimo – che è il distintivo dei discepoli di Cristo. È questo atteggiamento che lo dispone ad accogliere la salvezza di Dio. È poi da notare che anche Cornelio riceve una visione da Dio, in conseguenza della qualemanda a chiamare l’apostolo e lo accoglie nella sua casa. Entrambi – l’ebreo e il pagano – escono dal loro particolarismo e, sotto la guida dello Spirito, si incontrano per dare vita a una realtà nuova. Per Pietro questa novità consisterà nell’annunziare a tutti quella Parola che Dio ha affidato ai figli di Israele. 

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