V DOMENICA di QUARESIMA . 13 marzo

a cura di don Giuseppe

Prima lettura. ISAIA 43,16-21

Così dice il Signore che offrì una strada nel mare e un sentiero in mezzo ad acque possenti che fece uscire carri e cavalli, esercito ed eroi insieme; essi giacciono morti: mai più si rialzeranno; si spensero come un lucignolo, sono estinti. Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. Mi glorificheranno le bestie selvatiche, sciacalli e struzzi, perché avrò fornito acqua al deserto, fiumi alla steppa, per dissetare il mio popolo, il mio eletto. Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi.

I cc. 0-55 del libro del profeta Isaia sono attribuiti a un suo discepolo, il cosiddetto Secondo Isaia, che vive l’esperienza dell’esilio babilonese. Al popolo privo di speranza, ’sordo’ e ‘cieco’ (cfr. Is 43, 8), egli rivolge la parola consolatrice di Dio. Il brano, che è parte di un oracolo di salvezza, si apre con il ricordo glorioso dell’esodo. Come allora Dio, cui nulla è impossibile (cfr. Gen 18, 14), “offrì una strada nel mare” (v. 16), così anche ora, anzi ancor più, i fa presente nella storia di Israele. Il suo intervento è a tal punto portatore di novità (v. 19), da far passare in secondo piano persino i prodigi del primo esodo. Tutto il cosmo è coinvolto in questa trasformazione, anticipo e presagio della novità veramente assoluta che si avrà con la restaurazione in Cristo di tutte le cose. Il popolo, nuovamente salvato, diventerà cantore appassionato della gloria di Dio.

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