V DOMENICA di PASQUA C . 24 aprile

a cura di don Giuseppe

Prima lettura. At 14,21-27

In quei giorni, Paolo e Bàrnaba ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni». Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfìlia e, dopo avere proclamato la Parola a Perge, scesero ad Attàlia; di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto. Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede.

 

Il primo viaggio missionario di Paolo e Barnaba volge al termine. Percorrendo a ritroso il cammino nelle città evangelizzate essi “confermano” i discepoli (v. 22): è, questo, un termine tipico nel linguaggio missionario del I secolo. Indica infatti il consolidamento nella fede e nella prassi cristiana di quanti hanno accolto da poco l’annuncio e possono facilmente essere disorientati dall’esperienza della persecuzione che accompagna quasi ovunque la predicazione, colpendo gli apostoli. I nuovi discepoli sono dunque esortati a perseverare nella fede, abbracciando le tribolazioni come partecipazione alla passione di Cristo. Poiché le comunità recentemente evangelizzate devono poter continuare da sole il loro cammino, gli apostoli istituiscono in ciascuna di esse una prima forma di organizzazione ecclesiale, nominadovi dei presbiteri. È un momento di fondamentale importanza per la vita della comunità e va quindi acompagnato dalla preghiera, dal digiuno, dall’affidamento alle mani del Signore (v. 23): allo stesso modo il viaggio di Paolo e Barnaba era stato preparato dalla Chiesa di Antiochia di Siria (v. 26), alla quale i due fanno ritorno. La missione apostolica, così come la responsabilità eclesiale, sono infatti compiti che il Signore stesso affida ad alcuni sostenendoli con la preghiera e l’offerta del sacrificio. Perciò gli apostoli, appena arrivati a destinazione, radunano tutti i fratelli per renderli partecipi di ciò che “il Signore” ha operato servendosi di loro e aprendo egli stesso “la porta della fede” ai pagani. Sua è la missione, sua è la grazia, suo il frutto. A lui gli apostoli rendono tutta la gloria (v. 27).

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