NEL TEMPO DEL CORONAVIRUS... NADA TE TURBE...

a cura di don Giuseppe

Abbazia/Borghetto, 7 marzo 2020

Carissimi Abatini e Borghettani,

la situazione è una continua novità a tal punto che non è possibile fare programmazioni a medio e lungo termine; men che meno fare progetti.

Neanche il parroco è in grado di fare previsioni e le decisioni su cosa fare possono essere prese solo all’ultimo momento. Tutti abbiamo voglia di tornare alla “normalità” e riprendere le abitudini di vita ma ciò, al momento, non è possibile.

Le cose cambiano di giorno in giorno e l’aumento dei casi di contagio ci dice che dobbiamo essere ben disposti a pazientare e soprattutto a seguire scrupolosamente le indicazioni dateci dalle competenti autorità. Prima regola fondamentale è di non sottovalutarlo.

Scrive l’anonimo autore della Lettera a Diogneto (II secolo d. C.): “[I cristiani] obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi”. (V, 10). Cosa significa “superare le leggi”? Io vorrei vederci un invito forte all’amore che possiamo esprimere innanzitutto nel voler-CI più bene e nel prenderci cura della comunità umana nel suo insieme, un prenderci cura seriamente che si esprime nel cercare il bene comune, il bene di tutti.

Non è vero che io non posso far nulla. Il coronavirus non guarda in faccia a nessuno. Seguire le indicazioni, accettare di ridurre al minimo necessario i contatti con altre persone non dev’essere dettato dalla paura ma dalla responsabilità verso se stessi, verso i propri cari e verso il mondo intero!

Tutti siamo disorientati e siamo preoccupati per l’emergenza che stiamo vivendo. Noi della zona gialla (Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna) sentiamo anche il peso di una discriminazione che, solo “a bocce ferme”, si potrà valutare quanto giusta o ingiusta possa essere stata.

Come cristiano, presbitero e pastore, affiorano nel mio cuore e nella mia testa riflessioni e interrogativi che lascio davanti al tabernacolo e che custodisco dentro di me, nella memoria della fede, perché, molto probabilmente, tale situazione sta cambiando anche il nostro essere comunità e il nostro vivere ed esprimere la fede:

  • che volto avranno le nostre comunità cristiane dopo il coronavirus?
  • cosa ha fatto emergere di buono e positivo nei singoli?
  • quali aspetti problematici si stanno mostrando in tutta la loro verità?

Già qualcosa ve lo accennavo nelle ultime due domeniche in cui ci siamo incontrati in chiesa. Sta emergendo in tutta la sua verità la nostra connaturale limitatezza e fragilità umana. Già… improvvisamente abbiamo scoperto che siamo solo uomini, nulla più. Questo ci può:

  1. aiutare a ridimensionarci nella nostra megalomania di voler dominare tutto e tutti;
  2. ritrovare la nostra identità di creature (e non di creatori), ci può aiutare a riconsiderare Dio come un Padre perché così Gesù ce lo ha svelato: un padre! Anzi, un paparino (abbà) con il quale possiamo avere tanta confidenza da affidargli tutte le nostre ansie e paure;
  3. capire che posta occupa nella nostra vita, la comunità cristiana… che valore diamo… perché esiste… cosa ci da (e ci manca) e cosa ci dovrebbe dare;
  4. considerare la solidarietà come componente essenziale del vivere - e del vivere “sociale”: non pensarci contro o, comunque, nonostante gli altri ma solo e unicamente con gli altri. E si apre, di conseguenza, la necessità di rispolverare le tante sfumature della relazione umana spazzate via dall’unica categoria imposta dai social: “amici”. Ci stiamo rendendo conto che non è questione di “like” sull’ultima foto postata ma di autentico apprezzamento dell’altro semplicemente perché… esiste;
  5. affrontare i vuoti, le carenze della nostra vita… storia… persona… che si possono mostrare in questa situazione di rarefazione dei contatti, magari costretti a rinunciare a quello che ritenevamo fondamentale per sentirci vivi, per essere qualcuno… in fin dei conti per essere… visti; saperli guardare con gli occhi amorevoli del Signore, non con il nostro impietoso giudizio;
  6. prendersi più cura di se stessi e di chi ci sta intorno, senza filtri, riscoprendo le cose semplici come un gioco da tavolo o una preghiera insieme. Siamo in una fase cruciale per l’utilizzo dei social: o diventeremo definitivamente “digitali” (leggi: computerizzati o, anche, TV-dipendenti) fino ad essere connessi e isolati o sapremo sfruttare l’occasione per dar loro il giusto valore, utilizzo e tempo.

Questo non è un tempo facile per nessuno. Mi manca la possibilità di stare vicino alle persone, proprio ora che avremmo più bisogno di stare insieme.

Tutti siamo preoccupati di finire improvvisamente in quarantena con tutte le domande che si aprono…

Viviamo questo tempo:

- pregando gli uni per gli altri, ricordando il personale sanitario (un’infermiera confidava che, ogni volta va a lavorare in ospedale, non sa se - finito il turno - potrà tornare a casa), i governanti e gli amministratori, i malati e le loro famiglie, coloro che sono in quarantena;

- rinnovando la nostra fede nella provvidenza di Dio;

- invocando l’intercessione materna e potente di Maria, invocata nelle nostre parrocchie sotto i titoli di Ausiliatrice (qual miglior titolo?) e di Madonna del Rosario (è pur sempre una battaglia quella che stiamo facendo, no?);

- implorando i santi che - nei secoli - hanno sempre pregato per le nostre comunità: Eufemia, Pietro, Massimo, Rocco (!!!), Giovanni Bosco, Domenico Savio;

- chiedendo pace per il mondo intero, senza dimenticare la crisi umanitaria al confine greco-turco e la situazione di tanti popoli che continuano a star male. Un mio confratello sacerdote, missionario in Chad (Africa), in un messaggio su Whatsapp ci ha scritto: “Qui la gente continua a morire per le solite malattie”. Per noi è cosa nuova, per loro è quotidianità.

 

Coraggio, ce la faremo.

Teresa d’Avila, santa spagnola del ‘500, grande riformatrice della Chiesa e dell’Ordine Carmelitano, scrisse:

 

Nada te turbe, nada te espante;

Quien a Dios tiene, nada le falta.

Nada te turbe, nada te espante:

Sólo Dios basta.

Che niente ti turbi, niente ti spaventi

A chi ha Dio, nulla gli manca.

Che niente ti turbi, niente ti spaventi

Solo Dio basta.

 

Può essere benissimo la nostra “preghiera del cuore” in questo tempo. Potete trovare a questo link anche il canone di Taizé per cantarlo… è così dolce e consolante!

https://www.youtube.com/watch?v=go1-BoDD7CI

 

Vi invio alcune indicazioni per continuare a vivere questo tempo. Come dice papa Francesco, anche questo è il tempo di essere creativi nello Spirito!

Un abbraccio forte forte a tutti, in particolare ad anziani ed ammalati.

A presto, don Giuseppe.

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