IV DOMENICA di AVVENTO . 22 dicembre

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. Romani 1,1-7

Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio – che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore; per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo –, a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!

 

All'inizio della lettera che scrive ai Romani Paolo si autopresenta come «apostolo per chiamata», perché sia chiaro che il suo vangelo non è frutto di opera umana, ma proviene da Dio. Subito dopo introduce l'elemento centrale di questo 'vangelo' e precisamente la professione di fede in Gesù come Messia, figlio di Davide, annunciato dalle Scritture antiche e costituito Figlio di Dio in potenza nella risurrezione (vv. 3-4). Per quanto riguarda il titolo di «Figlio di Dio» non significa che Gesù non lo fosse prima della risurrezione, ma la risurrezione lo costituisce tale «in potenza», mentre prima egli era apparso nella debolezza della carne. La Chiesa, dunque, nella fede, incessantemente lo proclama Messia, Figlio di Dio, Signore. Quelli cui giunge questo 'vangelo' ottengono poi un dono prezioso: sono «amati da Dio e santi per chiamata».

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