IMMACOLATA CONCEZIONE della BEATA VERGINE MARIA

a cura di don Giuseppe

Prima lettura. Genesi 3,9-15.20

Dopo che Adamo ebbe mangiato dell'albero, il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l'uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato». Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stripe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». Alla donna disse: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà». All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finchè tornerai alla terra, perchè da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!». L'uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi.

 

Nel terzo capitolo della Genesi è descritto il dramma più profondo dell’umanità: la caduta originale che introduce nella creazione la morte. Dopo che Adamo ed Eva hanno consumato il peccato, vi è uno spazio di silenzio in cui si ode l’avvicinarsi di Dio nel gardino. Ciò non è più, però, motivo di festa e di incontro. Adesso Adamo si nasconde. Ma ecco, la voce lo interpella: “Dove sei?” (v. 9b). egli esce dal suo nascondimento, però non risponde alla domanda, mostrando così di non essere al suo posto, di non essere più in Dio. Le sue parole testimoniano  questa triste realtà. Dapprima dichiara apertamente di essere dominato da paura e vergogna: la creatura non tempo libera è ora schiava. Poi, indirettamente, manifesta lo stato di solitudine in cui vive: il rapporto con la donna e il creato, prima fondato sull’amicizia e il reciproco aiuto, ora soggetto a inganno, sospetto, opposizione. Di fronte al Creatore, che aveva gioito per la bellezza della creazione, sta un universo in frantumi, radicalmente toccato dal male. Ascoltati i tre colpevoli, Dio pronunzia la sentenza. Il lettore che ha seguito dall’inizio lo svolgersi del dramma sacro, si attenderebbe la condanna a morte, (in base a Gen. 2,17). Al contrario, viene prospettato un castigo che si presenta subito quale cammino di purificazione in vista di una salvezza già promessa (v. 15). Dio, che inizia che a svelarsi come il MIsericordio, si è schierato dalla parte dell’uomo contro il serpente – simbolo del male – che viene maledetto. L’umanità sarà, sì, ferita, ma semplicemente al calcagno, ossia in una parte non vitale e guaribile; il serpente, invece, sarà colpito alla testa, sconfitto quindi definitivamente. Per questo il v. 15 è stato definito ‘protoevangelo’, primo annuncio della vittoria dell’uomo sul peccato e sulla morte. La vittoria è attribuita al “seme della donna”.  La versione greca dei Settanta ha inteso questo ‘seme’ in senso individuale e il cristinesimo degli inizi ha letto il brano in chiave messianica, come profezia dell’incarnazione di Cristo. La Volgata attribuisce la vittoria direttamente dalla donna; da qui la diffusa rappresentazione di Maria nell’atto di schiacciare la testa del serpente. Da notare, infine, il nome nuovo che l’uomo dà alla donna: Eva, madre dei viventi (e non dei mortali). Qui soprattutto si può veere prefigurata Maria, la nuova Eva, che cooperarerà all’opera di restaurazione dell’umanità peccatrice e sarà consegnata da Gesù come madre alla Chiesa nascente, proprio nel momento della morte in croce.

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