II DOMENICA del TEMPO ORDINARIO . 20 gennaio

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. 1Corinzi 12,4-11

Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.

 

Il passo di Paolo descrive la comunità cristiana come il ‘corpo’ di Cristo. La densità ecclesiologica è sorprendente. Ecco alcuni tratti caratteristici. l corpo è «uno», eppure vi è in esso una ricca pluralità e diversità di membra. Il fondamento del corpo rimane solo il Cristo: «Così anche il Cristo» (v. 12). In questo modo l’Apostolo ci porta di colpo alla radice: la comunità non è semplicemente come un corpo, è il corpo di Cristo. Prima di sviluppare il paragone, Paolo indica anche la ragione che ci fa corpo di Cristo: il battesimo e il dono dello Spirito (v. 13). Dunque, al primo posto c’è la comunione con il Signore: questa è la radice che dà ragione sia della diversità sia della varietà. In terzo luogo, Paolo ci dice che le differenze sociologiche (essere schiavo o libero) e anche quelle religiose (essere Ebrei o pagani) perdono di importanza e sono abolite. Poi afferma che altre differenze emergono su basi diverse: le nuove differenze presenti nella comunità sono funzioni e servizi, non dignità e divisione. L’originalità di ciascun credente così non è a vantaggio proprio, ma dell’intera comunità. Le differenze sono necessarie. Il corpo non sarebbe più tale se non risultasse di membra differenti. Così è della comunità. Nella chiesa ciascuno esercita una funzione insostituibile, come ogni cellula nell’organismo umano. La vera minaccia contro l’unità della chiesa, allora, non viene dalla varietà dei doni dello Spirito, ma semmai dal tentativo di uno dei doni di erigersi al di sopra degli altri, o dal suo rifiuto di servire, o dalla sua pretesa di fare a meno degli altri: «Non può l’occhio dire alla mano: “Non ho bisogno di te”; oppure la testa ai piedi: “Non ho bisogno di voi”» (v. 21).

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