DOMENICA XXXI "PER ANNUM" . 30 ottobre

a cura di don Giuseppe

PRIMA LETTURA. Sapienza 11,22-12,2

Tutto il mondo davanti a te, come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi, non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento. Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza? Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita,

All’interno del primo dittico che dipinge l’esodo contemporaneamente come storia di salvezza e storia di condanna, l’Autore della Sapienza trova uno spazio per tratteggiare il volto di Dio, “amante della vita” (11,26). È sorprendente come questo particolare venga inserito nella tavola del dittico che parla della salvezza di Israele, ma in quella che raffigura la condanna degli Egiziani. Se questi adoravano gli animali come dei, YHWH, quasi rispettando la legge del contrappasso, ha inviato contro di loro delle piccole bestiole a punzecchiarli e a infastidirli (11,15s.; cfr. Es 8,1-2.13-14.20 e animaletti e non leoni, orsi o draghi, che li avrebbero divorati in un sol boccone (11,17-19). Perché Dio non ha chiuso subito la partita con l’Egitto? La risposta è che a Dio piace perdere tempo con il peccatore, gli ronza attorno con una sua pedagogia, gli fa sentire il bruciore e il fastidio del peccato, in vista del pentimento e del desiderio di una vita più bella. Per il saggio israelita, il fatto che ci siano anche le altre nazioni a fianco del popolo eletto è sintomo della bontà infinita di Dio. Avrebbe potuto spazzarle via come granelli di polvere, eppure lui, “il padrone della forza, giudica con mitezza e governa con indulgenza” (12,18). La sua vera giustizia è quella di trovare una strategia che permetta al peccatore di rimanere in vita, finché questo è possibile. Quindi se i nemici di Israele ancora sussistono, è perché Dio è tropo buono e ha compassione anche di loro. La riflessione sapienziale sui fatti dell’esodo permette a Israele di uscire dal suo particolarismo e di accorgersi che l’amore di Dio si estende ad ogni creatura. Si può forse criticare questa giustizia divina?

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