DOMENICA XXVIII "PER ANNUM" . 9 ottobre

a cura di don Giuseppe

PRIMA LETTURA. 2Re 5,14-17

Egli, allora, scese e si lavò nel Giordano sette volte, secondo la parola dell'uomo di Dio, e la sua carne ridivenne come la carne di un giovinetto; egli era guarito. Tornò con tutto il seguito dall'uomo di Dio; entrò e si presentò a lui dicendo: «Ebbene, ora so che non c'è Dio su tutta la terra se non in Israele. Ora accetta un dono dal tuo servo». Quegli disse: «Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò». Nàaman insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò. Allora Nàaman disse: «Se è no, almeno sia permesso al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne portano due muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dei, ma solo al Signore.

Nàaman, capo dell’esercito del re di Aram, nemico di Israele, seguendo le indicazioni di una giovinetta ebrea, sua schiava, va a Samaria dove il profeta Eliseo gli ingiunge – se vuole ottenere la guarigione dalla lebbra da cui è affetto – di immergersi sette volte nel fiume Giordano. Dapprima reticente, Nàaman si piega poi alla riflessione dei servi ed esegue il comando dell’uomo di Dio. Ottiene così non solo la scomparsa della malattia, ma una rinnovata freschezza della pelle che lo rende come un giovinetto. Allora egli torna da Eliseo dicendo: «Ora io so che non c’è Dio su tutta la terra se in Israele» (v. 15). È il vertice del racconto. Il miracolo aveva come fine quello di ottenere questa professione di fede. Il fiero avversario dell’esercito nemico è costretto a riconoscere che vi è un unico Dio ed è quello di Eliseo. Il profeta non accetta ricompense perché i doni di Dio sono gratuiti e vanno gratuitamente elargiti. Acconsente però che Nàaman porti con sé un po’ di terra di Israele per continuare a riconoscer, anche una volta tornato in patria, il Dio di Israele quale unico Dio. Egli, infatti, non vuole più compiere olocausti o sacrifici su una terra dove si pratica il culto idolatrico: per questo porta con sé della terra pura per onorarvi il Dio vero che ha conosciuto in Israele e al quale intende ormai essere fedele. Il racconto della guarigione di Nàaman può essere facilmente letto come figura del battesimo che restituisce all’uomo la piena integrità dopo la devastazione operata dal peccato. È importante allora che la gratitudine verso chi ha il potere di farci nuovi nell’intimo si concretizzi, da parte nostra, nel riconoscimento che non vi è altro Dio fuori di lui da amare con tutto il cuore e con tutta l’anima.

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