DOMENICA XX "PER ANNUM" . 14 agosto 2016

a cura di don Giuseppe

PRIMA LETTURA. Geremìa 38,4-6.8-10

In quei giorni, i capi dissero al re: «Si metta a morte Geremìa, appunto perché egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo dicendo loro simili parole, poiché quest’uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male». Il re Sedecìa rispose: «Ecco, egli è nelle vostre mani; il re infatti non ha poteri contro di voi». Essi allora presero Geremia e lo gettarono nella cisterna di Malchìa, un figlio del re, la quale si trovava nell’atrio della prigione. Calarono Geremia con corde. Nella cisterna non c’era acqua ma fango, e così Geremia affondò nel fango. Ebed-Mèlec uscì dalla reggia e disse al re: «O re, mio signore, quegli uomini hanno agito male facendo quanto hanno fatto al profeta Geremia, gettandolo nella cisterna. Egli morirà di fame là dentro, perché non c’è più pane nella città». Allora il re diede quest’ordine a Ebed-Mèlec, l’Etiope: «Prendi con te tre uomini di qui e tira su il profeta Geremia dalla cisterna prima che muoia».

 

Per la missione che ha ricevuto e per le vicende storiche che ha dovuto attraversare, possiamo dire che Geremia è una profezia fatta persona. Proprio per questo la tradizione cristiana lo considera come figura e immagine di Gesù sofferente. Geremia ha conosciuto anzitutto la persecuzione, che lo ha fatto soffrire fino allo spasimo e lo ha isolato dal suo popolo; che lo ha esposto alla calunnia dei suoi avversari e gli ha fatto conoscere il carcere e l’esilio; che gli ha tolto il favore del re e lo ha ridotto alla fame. Fu questa la passione che lo accompagnò per tutta la sua vita e che ha lasciato un segno anche nel libro delle sue profezie. In esso sono assai toccanti quelle pagine che estrinsecano il dramma interiore del profeta e ci fanno conoscere alcune ‘confessioni’ che lasciano trasparire la sua profonda, genuina spiritualità. Ma Geremia trova anche un amico che intercede per lui presso il re e si mette dalla sua parte, anche se ciò lo espone a qualche pericolo; un amico che in qualche modo condivide la sua passione. Anche se la potenza dei prepotenti strappa Geremia dal suo popolo, non riesce tuttavia a tagliare completamente questo legame. Un profeta è sempre per il suo popolo, anche quando ciò implica di perdere il favore del re e di esporsi al pericolo della morte. Alla fine Geremia viene liberato, sia pure provvisoriamente, e ciò sta a testimoniare che, nelle vicende umane, l’ultima parola spetta o spetterà solo a Dio.

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