DOMENICA XII "PER ANNUM" . 19 giugno

a cura di don Giuseppe

Prima lettura. Zaccaria 12,10-11;13,1

Così dice il Signore: «Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a me, colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito. In quel giorno grande sarà il lamento a Gerusalemme, simile al lamento di Adad-Rimmon nella pianura di Meghiddo. In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l’impurità».

 

Questo oracolo, raccolto nel Libro del profeta Zaccaria, è un annuncio di riconciliazione e di pace, proclamato in un contesto di guerra e di rivalità. La città di Gerusalemme è bersaglio delle offensive di Giuda e dei popoli vicini e Dio stesso prende le sue difese: “Farò di Gerusalemme una coppa che ubriacherà gli assalitori in modo fatale…la renderò pietra gravosa; chi vorrà sollevarla rimarrà ferito, colpirò di terrore tutti i cavalli e i cavallieri…li colpirò di cecità…in quel giorno il Signore farà da scudo agli abitanti di Gerusalemme…mi impegnerò a distruggere tutte le genti che verranno contro Gerusalemme…” (cfr. Zc 12,2-9). Su questo sfondo apocalittico, si innalza imprevista una profezia di salvezza, che – paradosso! – avrà inizio proprio a partire dal territorio nemico, da Giuda: “Il Signore salverà in primo luogo le tende di Giuda” (v. 6). Accade un fatto nuovo un dato fin’ora del tutto sconosciuto: un effusione dello Spirito, “spirito di compunzione, che spinge a chiedere perdono”. Tutti si rivolgono verso un personaggio misterioso, “un trafitto” (il testo si esprime in prima persona: “Volgeranno lo sguardo a me, che hanno trafitto”). Il clamore del conflitto si risolve in una lamentazione nazionale, “un lutto, un pianto come per un primogenito”.Viene rievocato il lamento di Adad-Rimmon nella pianura di Meghiddo, con probabile riferimento alla morte del re Giosia nella battaglia di Meghiddo. Con l’evangelista Giovanni (cfr. Gv 19,34) il nostro sguardo si rivolge al Crocifisso. In Gesù morto in croce si rivela l’identità del ‘trafitto’ indicato dal profeta, nel suo costato aperto la scaturigine dello Spirito effuso su tutti gli uomini, di cui parlano anche le profezie di Ezechiele (cfr. Ez 37,1-14) e di Gioele (cfr. Gl 3), infine, nei credenti che guardano al crocifisso il nuovo popolo di Dio radunato nella Chiesa ai piedi della croce.

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