DOMENICA XI "PER ANNUM" . 12 giugno

a cura di don Giuseppe

Prima lettura. 2Samuele 12,7-10.13

In quei giorni, Natan disse a Davide: «Così dice il Signore, Dio d’Israele: Io ti ho unto re d’Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, ti ho dato la casa del tuo padrone e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo padrone, ti ho dato la casa d’Israele e di Giuda e, se questo fosse troppo poco, io vi aggiungerei anche altro. Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai colpito di spada Urìa l’Ittìta, hai preso in moglie la moglie sua e lo hai ucciso con la spada degli Ammonìti. Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Urìa l’Ittìta».Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!». Natan rispose a Davide: «Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai».

 

Il pentimento di Davide, riportato dal brano, è la tappa conclusiva della storia del suo peccato e dell’intervento di Dio che lo guida verso il pentimento. Ciò che Davide aveva commesso – l’adulterio, il tentativo di nasconderlo, la decisione di far morire Uria, l’accoglienza di Betsabea nella reggia – era stato un male agli occhi del Signore. solo l’intervento di Dio poteva ristabilire nella sua bellezza e potenza vitale la relazione personale che si era rotta tra i due. E Dio aiuta Davide a ritornare in se stesso. “Lo libera facendo presa, nella sua infinita bontà e finezza psicologica, sui suoi sentimenti migliori: la lealtà, il bisogno di difendere la giustizia […]. Rivolge il suo appello non a Davide peccatore bensì a Davide giusto, leale e per questo riesce” (C. M. Martini). Il profeta Natan, attraverso un racconto semplice ricostruito sulla trama della vicenda di Davide, aiuta il re a rileggere, con distacco e oggettività, la propria vicenda personale, quindi lo porta a rientrare in sé e lo restituisce alla sua personale verità con un coraggioso passaggio: “Tu sei quell’uomo!”, proprio quello che tu hai giudicato meritevole di morte. A questo punto prende Davide come per mano e lo aiuta a ripercorrere tutta la sua storia segnata da tanti interventi di benevolenza divina. La sintesi riportata richiama il testo di Isaia sulle cure del Signore per la sua vigna e tutta la serie dei benefici di Dio in favore del suo popolo che risponde con ingratitudine e infedeltà (cfr. Is 5,1-7). Le parole di Natan giungono al cuore dell’uomo Davide che non si difende, ma confessa: “Ho peccato contro il Signore”. Quasi un eco del “sono nudo” di Adamo (Gen 3,10)! Questa confessione restaura tutta la staura spirituale di Davide e lo libera da quel groviglio di menzogne e infedeltà nel quale si era sempre più intricato volendosi liberare da solo. Il pentimento di Davide è grande: c’è tutto il suo cuore contrito, c’è l’infrangersi di tutte le sue resistenze e un’esperienza molto concreta di abbassamento interiore. Su questo volto dell’umiltà umana – non acquisita, ma subìta e accolta – scende il perdono del Signore, che libera Davide dalla morte: “Tu non morirai”.

Torna indietro