CRISTO RE . 22 novembre

a cura di don Giuseppe

Prima lettura. Daniele 7,13-14

Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto.

 

Il significato profondo di questo brano emerge quando lo si considera nel contesto del c. 7 di Daniele. Al profeta è rivelato il mistero della storia. Egli vede la successione di regni diversi, simbolicamente rappresentati da quattro bestie spaventose, ma la loro prepotenza è destinata a finire. Mentre gli eventi si susseguono nel tempo, nella dimensione a esso compresente dell’eternità, la storia è giudicata da Dio in base alle azioni degli uomini (vv. 9s.). Le potenze di questo mondo sono condannate e alcune già subiscono la pena (v. 11), per altre invece essa è rimandata «fino ad un termine stabilito»  (v. 12). Ed ecco apparire nella trascendenza divina («le nubi del cielo») «un figlio d’uomo», a cui Dio dona un potere eterno e un regno invincibile, che abbraccerà tutti i popoli. Ciò significa che la sua persona e la sua signoria sono celesti e terrene, divine e umane insieme. Contro il suo regno, che coincide con il regno dei santi dell’Altissimo (vv. 17.32), si leverà ancora la violenza dei potenti di questo mondo e sembrerà vittoriosa (vv. 24s.). Ma quando il giudizio di Dio sarà definitivo, il regno del Figlio dell’uomo, ovvero dei santi dell’Altissimo, trionferà in eterno (v. 26). Per esprimere efficacemente questa realtà, Paolo adotterà l’immagine del Corpo mistico di cui Cristo è il capo e i fedeli sono le membra. Il regno di Cristo è dunque anche nostro; noi pure siamo chiamati a partecipare alla sua regalità sconfiggendo il peccato che ci insidia. Immersi nella storia, ci è chiesto di giudicare gli eventi con il senso della fede e di vivere conformemente alla legge fondamentale dell’amore, perché ogni uomo possa infine entrare nel regno di Dio.

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