CORPUS DOMINI . domenica 3 giugno 2018

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA: Eb 9,11-15

Fratelli, Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo - il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio - purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente? Per questo egli è mediatore di un’alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che era stata promessa.

 

Anche il nuovo patto è concluso mediante un intermediario: Gesù Cristo «sommo sacerdote dei beni futuri» (v. 11) e «mediatore di un’alleanza nuova» (v. 15). E come al Sinai l’iniziativa era di Dio, gratuita e destinata a tutti, così pure nel Nuovo Testamento, ma in maniera immensamente superiore è più eccellente. Nel rito ebraico il sommo sacerdote, nella “Festa dell’espiazione”, entrava da solo nel ‘Santo dei santi’ e offriva a Dio il sacrificio, espiando le colpe dei fratelli e rimanendo a servizio del popolo. Altrettanto Cristo, sacerdote-vittima, ma «una volta per sempre» (9,28; 10,12), e con un solo sacrificio (v. 14; cfr. 10,14) ha riparato il peccato di tutta l'umanità (9,14.28). Egli è entrato nella sfera divina e, rimanendo solidale con noi, ci ha ridato la vita, ci ha rigenerati come umanità nuova, rendendoci degni di offrire al Padre un culto spirituale, molto superiore al sacrificio di espiazione, perché con l'offerta del suo sangue ha reso possibile un sacrificio alleanza. Tale sacrificio però non è stato sparso sulle parti della vittima, ma viene offerto assumendo così, come afferma Ignazio di Antiochia, «il farmaco dell'immortalità e l'antidoto contro la morte». Nel cenacolo, infatti, Gesù si offre ai suoi discepoli come la «nuova alleanza» e vuole che tutti ne partecipino per ottenere l'unità indissolubile con lui, con il padre e con lo Spirito Santo e con tutti gli uomini tra loro. In questo modo egli ha realizzato la riconciliazione con Dio dell'uomo decaduto, ha ristabilito l'ordine distrutto dal peccato e ha ricreato la possibilità per l'umanità di tornare a vivere nuovamente a contatto con Dio; anzi, ha prodotto la gioia di poterlo chiamare «Abbà-Padre».

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