ASCENSIONE del SIGNORE

a cura di don Giuseppe

Prima lettura. atti 1,1-11

Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».

 

Il breve prologo degli Atti unisce questo libro al Vangelo secondo Lucacome la seconda parte (“discorso”. , v. 1 letteralmente) di uno stesso scritto, e offre una sintesi del quadro del ministero terreno di Gesù (vv. 1 – 3 ). È un riassunto che contiene indicazioni preziose: Luca vuole infatti sottolineare come gli apostoli, scelti nello Spirito, sono testimoni di tutta l’opera, l’insegnamento, la passione e la risurrezione di Gesù e depositari di istruzioni particolari date dal RFisorto prima della sua scensione al cielo. La loro autorità è, quindi, voluta dal Signore, che li ha posti a fondamento della Chiesa di tutti i tempi (Ef 2,20; Ap 12,14). Gesù mostra di avere un disegno che sfegge ai suoi (vv. 6s.). il regno di Dio di cui parla (v. 3b) non coincide con il regno messianico di Israele, il tempo del suo compiemento è noto solo al Padre e le sue frontiere sono “gli estremi confini della terra” (vv. 7s.). Gli apostoli ricevono dunque una missione, ma non spetta loro “programmarla”. Essi devono solo essere totalmente disponibili allo Spirito, promesso dal Padre (vv. 4 – 8). Come un tempo Abramo, anche gli apostoli devono uscrire dalla loro terra – dalle loro sicurezze, dalle loro attese – e portare il vangelo in terre lontane, senza temere persecuzioni, fatiche, rifiuti. La consegna della missione conclude l’opera salvifica di Cristo sulla terra. Realizzando la figura del Figlio dell’uomo apocalittico, egli si eleva in alto, al cielo (cioè a Dio) sotto gli occhi degli apostoli – trestimoni quindi anche della sua glorificazione – finchè una nube lo sottrse al loro sguardo (cfr. Dn 7,13). Tutto il ministero di Gesù è presentato da Luca come un’ascensione (dalla Galilea a Gerusalemme e da Gerusalemme al cielo) e come un esodo, che ora si compie definitivamente: nell’ascensione si realizza pienamente il “passaggio” (pasqua) al Padre. Come annunziano due uomini “in bianche vesti” – cioè due inviati celesti – egli tornerà un giorno, glorioso, sulle nubi (v. 11). Non occorre ora scrutare ansiosamente i segni del cielo, oichè si tratterà di un evento manifesto quanto la sua dipartita. Allora sarà il tempo scelto dal Padre, 8v. 7) per l’ultimo esodo, il passaggio della storia nell’eterno, la pasqua del creato in Dio, l’ascensione dell’umanità nell’abbraccio trinitario.

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