ASCENSIONE del SIGNORE . 8 maggio

a cura di don Giuseppe

Prima lettura. Atti 1,1-11

Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo». Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

Il breve prologo agli Atti unisce questo libro al Vangelo secondo Luca come la seconda parte (“discorso”, v. 1 letteralmente) di uno stesso scritto, e offre una sintesi del quadro del ministero terreno di Gesù (vv. 1-3). È un riassunto che contiene indicazioni preziose: Luca vuole infatti sottolineare come gli apostoli, scelti nello Spirito, sono testimoni di tutta l’opera, l’insegnamento, la passione e la risurrezione di Gesù e depositari di istruzioni particolari date dal Risorto prima della sua ascensione al cielo. La loro autorità è, quindi, voluta dal Signore, che li ha posti a fondamento della Chiesa di tutti i tempi (Ef 2,20; Ap 12,14). Gesù mostra di avere un dosegno che sfugge ai suoi (vv. 6s.). il regno di Dio di cui parla (v. 3b) non coincide con il regno messianico di Israele, il tempo del suo compimento è noto solo al Padre e le sue frontiere sono “gli estremi confini della terra” (vv. 7s.). Gli apostoli ricevono dunque una missione, ma non spetta loro ‘programmarla’. Essi devono solo essere totalmente disponibili allo Spirito, promesso dal Padre (vv. 4-8). Come un tempo Abramo, anche gli Apostoli devono uscire dalla loro terra – dalle loro sicurezze, dalle loro attese – e portare il vangelo in terre lontane, senza temere persecuzioni, fatiche, rifiuti. La consegna della missione si eleva in alto, al cielo (cioè a Dio) sotto gli occhi degli apostoli – testimoni quindi anche della sua glorificazione – finchè una nube lo sottrae al loro sguardo (cfr. Dn 7,13). Tutto il ministero di Gesù è presentato da Luca come un’ascensione (dalla Galilea a Gerusalemme e da Gerusalemme al cielo) e come un esodo, che ora si compie definitivamente: nell’ascensione si realizza pienamente il ‘passaggio’ (pasqua) al Padre. Come annunziano due uomini (“in bianche vesti” – cioè due inviati celesti – egli tornerà un giorno, glorioso, sulle nubi (v. 11). Non occorre ora scrutare ansiosamente i segni del cielo, poiché si tratterà di un evento manifesto quanto la sua dipartita. Allora sarà il tempo della storia nell’eterno, la pasqua del creato in Dio, l’ascensione dell’umanità nell’abbraccio trinitario.

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